Indice
- Il riciclo del vetro come pilastro dell’economia circolare
- Il quadro normativo europeo: dal pacchetto rifiuti al PPWR
- Standard di riciclabilità e nodi giuridici emergenti
- Le criticità per l’industria del vetro e le filiere nazionali
- Il sistema italiano di raccolta e riciclo del vetro
- Performance ambientali e industriali del modello italiano
- Decarbonizzazione e innovazione nel ciclo produttivo del vetro
- Prospettive future e necessità di un equilibrio regolatorio
Il riciclo del vetro come pilastro dell’economia circolare
Il vetro è spesso indicato come uno dei materiali simbolo dell’economia circolare. La sua composizione chimica consente, almeno in teoria, un riciclo pressoché infinito senza perdita significativa di qualità, rendendolo un candidato ideale per modelli produttivi orientati alla riduzione degli sprechi e al riutilizzo delle risorse. Proprio per queste caratteristiche, il vetro occupa una posizione centrale nelle politiche europee in materia di gestione dei rifiuti e imballaggi.
Tuttavia, la crescente ambizione del quadro normativo comunitario sta portando alla luce una serie di criticità giuridiche, tecnologiche e industriali che riguardano in modo particolare la filiera del vetro. Il tema del riciclo non si esaurisce più nel raggiungimento di determinate percentuali di recupero, ma si estende alla progettazione degli imballaggi, alla loro composizione e alla compatibilità con i sistemi di trattamento esistenti.
Il quadro normativo europeo: dal pacchetto rifiuti al PPWR
La disciplina europea in materia di rifiuti da imballaggio si fonda su un impianto normativo già ampiamente vincolante. La Direttiva quadro sui rifiuti (2008/98/CE) e la Direttiva sugli imballaggi e i rifiuti di imballaggio (94/62/CE) impongono agli Stati membri obiettivi progressivamente più stringenti in termini di prevenzione, recupero e riciclo, con specifici target per i diversi materiali, tra cui il vetro.
A questo sistema si affianca oggi la proposta di Regolamento sui prodotti e i rifiuti da imballaggio (Packaging and Packaging Waste Regulation – PPWR), attualmente in fase di negoziazione tra le istituzioni europee. Il PPWR mira a rafforzare ulteriormente l’economia circolare attraverso l’introduzione di standard uniformi di riciclabilità, criteri di progettazione ecocompatibile e requisiti di riuso e recupero applicabili lungo l’intero ciclo di vita degli imballaggi.
Il passaggio da una disciplina basata su direttive a un regolamento direttamente applicabile rappresenta un cambiamento rilevante, destinato a ridurre i margini di discrezionalità nazionale e a incidere in modo diretto sulle scelte industriali delle imprese.
Standard di riciclabilità e nodi giuridici emergenti
Uno degli aspetti più delicati del PPWR riguarda l’introduzione di criteri di riciclabilità sempre più puntuali. Alcune disposizioni in discussione prevedono, ad esempio, l’esclusione dal mercato di imballaggi che contengano una percentuale significativa di materiali non riciclabili, con soglie che potrebbero essere fissate attorno al 30% del peso complessivo.
A ciò si aggiunge il rinvio a criteri tecnici che saranno definiti successivamente dalla Commissione europea, creando un quadro normativo in evoluzione che solleva interrogativi in termini di certezza del diritto. La riciclabilità non viene più valutata solo in astratto, ma in relazione alla capacità effettiva dei sistemi di raccolta e trattamento di gestire determinati materiali e caratteristiche tecniche.
Questo approccio, pur coerente con gli obiettivi ambientali, pone sfide significative per settori industriali che operano su scala europea e che necessitano di stabilità regolatoria per pianificare investimenti e innovazioni di lungo periodo.

Le criticità per l’industria del vetro e le filiere nazionali
Nel dibattito sul PPWR sono emerse posizioni particolarmente restrittive da parte di alcuni Stati membri, tra cui Danimarca e Germania, che spingono per limitazioni legate, ad esempio, al colore del vetro e alla sua trasmittanza. In alcune proposte, si ipotizza di non consentire la commercializzazione di contenitori con una trasmittanza superiore a determinate soglie, in ragione delle difficoltà dei sistemi di riciclo esistenti.
Tali orientamenti hanno suscitato preoccupazioni significative tra gli operatori economici italiani. L’Italia è infatti il terzo produttore mondiale di vetro e vanta una filiera industriale di eccellenza, in particolare nel settore delle bottiglie per bevande di qualità, come quelle utilizzate per il prosecco. Caratteristiche legate al design, al colore e alle specifiche tecniche di questi contenitori potrebbero risultare penalizzate da criteri di riciclabilità non sufficientemente calibrati sulle diverse realtà produttive.
Il nodo giuridico centrale diventa quindi il bilanciamento tra l’esigenza di innalzare gli standard ambientali e la tutela delle peculiarità produttive nazionali, evitando che la regolazione si traduca in un ostacolo alla competitività di filiere riconosciute come eccellenze a livello europeo e internazionale.
Il sistema italiano di raccolta e riciclo del vetro
In questo contesto, il sistema italiano di gestione dei rifiuti in vetro rappresenta un modello consolidato. La raccolta e il riciclo degli imballaggi in vetro si fondano su un apparato consortile strutturato, con il Co.Re.Ve. – Consorzio Recupero Vetro – che svolge un ruolo centrale nel coordinamento delle attività lungo la filiera.
Grazie alla collaborazione tra consorzi, enti locali e gestori della raccolta, il sistema italiano ha progressivamente migliorato le proprie performance, garantendo una gestione integrata che copre l’intero territorio nazionale, pur con differenze ancora presenti tra le diverse aree geografiche.
Performance ambientali e industriali del modello italiano
Secondo i dati più recenti, l’Italia ha raggiunto nel 2024 un tasso di riciclo del vetro pari all’80,3% rispetto all’immesso al consumo, superando ampiamente gli obiettivi comunitari fissati al 75% entro il 2030. Questo risultato colloca il nostro Paese tra i più virtuosi in Europa.
I benefici ambientali sono rilevanti: il riciclo del vetro consente risparmi significativi di gas naturale e una riduzione delle emissioni di CO₂, contribuendo in modo concreto alla mitigazione del cambiamento climatico. Al contempo, la crescita del materiale riciclato è stata superiore all’aumento dell’immesso al consumo, segnale di una maggiore efficienza complessiva del sistema.
Decarbonizzazione e innovazione nel ciclo produttivo del vetro
Accanto ai risultati nella raccolta e nel riciclo, l’industria italiana del vetro sta investendo nella decarbonizzazione dell’intero ciclo produttivo. Sono in corso interventi per l’adozione di tecnologie meno emissive, l’integrazione di fonti rinnovabili e l’ottimizzazione dei processi industriali, in linea con gli obiettivi europei di neutralità climatica al 2050.
Sul fronte dell’impiego del rottame di vetro, il settore ha raggiunto percentuali particolarmente elevate, con l’utilizzo di materiale riciclato che supera l’85–87% in alcune tipologie di vetro scuro. Questo approccio riduce il ricorso a materie prime vergini e abbassa in modo significativo l’impronta carbonica della produzione.
Prospettive future e necessità di un equilibrio regolatorio
L’evoluzione del quadro normativo europeo potrà rappresentare un potente stimolo all’innovazione, a condizione che sia accompagnata da un dialogo costruttivo tra istituzioni, industria e società civile. Un approccio esclusivamente prescrittivo rischierebbe di produrre effetti distorsivi, penalizzando filiere già virtuose e rallentando investimenti strategici.
Dal punto di vista giuridico, sarà fondamentale che i nuovi standard tengano conto delle migliori pratiche esistenti e delle specificità settoriali, favorendo strumenti di governance flessibili e basati su evidenze empiriche piuttosto che su criteri astratti.





