Indice
- Oltre il profitto: perché nasce la responsabilità sociale d’impresa
- Dalle origini teoriche alla definizione europea di CSR
- La CSR come orientamento gestionale e di governance
- Il ruolo degli stakeholder e la trasformazione dell’impresa
- Le critiche alla CSR: volontarietà e rischio greenwashing
- Evidenze empiriche e maturazione del concetto di CSR
- Dalla CSR all’ESG: un passaggio culturale irreversibile
Oltre il profitto: perché nasce la responsabilità sociale d’impresa
La pubblicazione de The Limits to Growth nel 1972, già oggetto di un precedente approfondimento, ha rappresentato un momento di svolta nel dibattito internazionale sul rapporto tra sviluppo economico, risorse naturali e organizzazione delle società umane. A partire da quel momento, si è progressivamente affermata una riflessione più ampia sulle conseguenze ambientali, sociali e istituzionali delle attività economiche, che ha coinvolto non solo governi e organizzazioni internazionali, ma anche il mondo delle imprese.
Nel corso degli anni Settanta e Ottanta, l’idea che la performance aziendale potesse essere valutata esclusivamente attraverso indicatori economico-finanziari ha iniziato a mostrare i propri limiti. In questo contesto prende forma la nozione di responsabilità sociale d’impresa, come tentativo di superare una visione puramente economicistica dell’attività imprenditoriale e di riconoscere il ruolo dell’impresa come soggetto sociale capace di incidere sull’ambiente, sulle persone e sulle comunità di riferimento.
Dalle origini teoriche alla definizione europea di CSR
La responsabilità sociale d’impresa (Corporate Social Responsibility – CSR) affonda le proprie radici in teorie economiche e manageriali sviluppatesi nel corso del Novecento, ma trova una prima formalizzazione istituzionale rilevante nel contesto europeo con il Libro Verde della Commissione Europea del 2001. In tale documento, la CSR viene definita come l’integrazione, su base volontaria, delle preoccupazioni sociali e ambientali nelle attività d’impresa e nei rapporti con gli stakeholder.
Questa definizione si colloca consapevolmente al di fuori di un perimetro di obbligatorietà giuridica, privilegiando un approccio fondato sulla responsabilità etica e sull’autoregolazione. L’obiettivo non è imporre vincoli normativi, ma accompagnare l’evoluzione del sistema produttivo verso modelli più sostenibili, promuovendo coesione sociale e una prospettiva di lungo periodo per lo sviluppo economico.
La CSR come orientamento gestionale e di governance
Nel tempo, la CSR si è configurata sempre più come un vero e proprio orientamento gestionale, capace di ampliare i confini tradizionali della responsabilità d’impresa oltre il perseguimento del profitto. L’impresa viene riconosciuta come attore centrale all’interno di un sistema complesso, le cui decisioni producono effetti che travalicano la dimensione economica e incidono su diritti, risorse e relazioni sociali.
In questa prospettiva, agli amministratori è richiesto di considerare, accanto ai risultati finanziari, l’impatto delle scelte aziendali su fattori sociali e ambientali, in coerenza con una nozione evoluta di buona governance. La responsabilità non riguarda più soltanto la gestione efficiente delle risorse economiche, ma anche la capacità di orientare l’impresa in modo responsabile rispetto al contesto in cui opera.
Il ruolo degli stakeholder e la trasformazione dell’impresa
Uno degli elementi centrali del paradigma della CSR è il riconoscimento del ruolo degli stakeholder. L’impresa non è più vista come un’entità che risponde esclusivamente agli interessi degli azionisti, ma come un soggetto inserito in una rete di relazioni che coinvolge lavoratori, clienti, fornitori, comunità locali e ambiente.
Questo ampliamento della prospettiva ha avuto riflessi significativi anche sul piano giuridico e organizzativo, contribuendo a rafforzare l’attenzione verso la trasparenza, la rendicontazione non finanziaria e il dialogo con i portatori di interesse. La gestione delle relazioni con gli stakeholder diventa così parte integrante delle scelte strategiche e di governance dell’impresa.
La CSR come patto sociale tra impresa e stakeholder
La responsabilità sociale d’impresa non può essere letta esclusivamente come un insieme di pratiche volontarie o come un’estensione etica dell’attività economica. Nel tempo, la CSR ha assunto un significato più profondo, configurandosi come espressione di un patto implicito tra l’impresa e il contesto sociale in cui opera.
Attraverso le proprie attività, l’impresa beneficia di risorse materiali e immateriali – lavoro, capitale umano, infrastrutture, fiducia, stabilità istituzionale – che derivano direttamente o indirettamente dalla collettività. La CSR rappresenta quindi la risposta a un principio di reciprocità: alla capacità dell’impresa di generare valore economico deve corrispondere una responsabilità nel gestire gli impatti sociali e ambientali che tale valore produce.
In questa prospettiva, la CSR diventa uno degli strumenti attraverso cui l’impresa costruisce e mantiene la propria licenza sociale a operare, ossia il consenso, esplicito o implicito, degli stakeholder a svolgere la propria attività nel territorio e nei mercati di riferimento. Si tratta di una legittimazione che non è garantita una volta per tutte, ma che richiede coerenza, trasparenza e continuità nel tempo.
Evidenze empiriche e maturazione del concetto di CSR
Nel corso degli anni, numerosi studi hanno analizzato le implicazioni della responsabilità sociale d’impresa sulle performance aziendali. Le evidenze mostrano come l’integrazione di politiche sociali e ambientali nelle strategie aziendali possa contribuire a rafforzare la reputazione, migliorare la capacità di attrarre e trattenere talenti e supportare una gestione più consapevole dei rischi operativi e reputazionali.
Allo stesso tempo, l’esperienza applicativa ha evidenziato come la CSR produca effetti duraturi solo quando è realmente integrata nei processi decisionali e nella governance dell’impresa. La sua efficacia non dipende dalla quantità di iniziative intraprese, ma dalla coerenza tra valori dichiarati, scelte strategiche e pratiche operative. In questo senso, la CSR ha progressivamente abbandonato una dimensione episodica o accessoria per evolvere verso un approccio più strutturato e consapevole.
Dalla CSR all’ESG: un passaggio culturale irreversibile
La responsabilità sociale d’impresa non rappresenta una fase transitoria o superabile, ma un passaggio culturale che ha ridefinito in modo strutturale il rapporto tra impresa e società. Nel tempo, la CSR ha reso evidente come la legittimazione dell’attività economica non possa fondarsi esclusivamente sulla creazione di valore finanziario, ma richieda il riconoscimento e la gestione responsabile degli impatti sociali e ambientali generati dall’impresa. È su questo terreno che si innesta il paradigma ESG, non come alternativa alla CSR, ma come sua evoluzione, orientata a rafforzare la misurabilità, la governance e la comparabilità delle performance.
L’evoluzione del quadro normativo europeo, dal Green Deal alle più recenti direttive in materia di rendicontazione e due diligence, conferma questa traiettoria di lungo periodo. Anche in presenza di processi di revisione e razionalizzazione normativa, il principio secondo cui le imprese devono rendere conto dei propri impatti appare ormai consolidato. In questa prospettiva, la CSR continua a rappresentare il fondamento culturale della sostenibilità d’impresa, espressione di un equilibrio dinamico tra creazione di valore economico e mantenimento della licenza sociale a operare, destinato a incidere in modo sempre più significativo sulle scelte strategiche e di governance nel tempo.





