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Obiettivo UE 2040: cosa significa la riduzione del 90% delle emissioni per le imprese europee

Riduzione emissioni UE

Obiettivo UE 2040: cosa significa la riduzione del 90% delle emissioni per le imprese europee

Indice

Perché l’UE ha fissato un obiettivo al 2040

La definizione di un nuovo obiettivo climatico al 2040 non è un gesto politico momentaneo, ma un passaggio previsto dalla Legge Europea sul Clima.
Secondo la Commissione Europea, lariduzione del 90% delle emissioni rispetto al 1990 è un passaggio necessario per mantenere l’Europa sul percorso della neutralità climatica al 2050.

I cittadini europei avvertono sempre più gli effetti dei cambiamenti climatici e si aspettano che l’Europa agisca; l’industria e gli investitori contano su di noi per indicare loro una direzione precisa. Oggi ribadiamo con fermezza il nostro impegno a decarbonizzare l’economia europea entro il 2050. La meta è chiara, il percorso è realistico e concreto.

Ursula Von Der Leyen

La Commissione chiarisce che il target non è solo un orientamento politico: è una roadmap energetica e industriale, che aiuterà Stati membri e imprese a pianificare investimenti, infrastrutture e strategie di decarbonizzazione.

Come si inserisce il target nella strategia climatica europea

Il target 2040 si integra pienamente nell’impianto dell’European Green Deal, che punta a trasformare l’economia dell’Unione in un modello più pulito, resiliente e competitivo nel lungo periodo. Questo obiettivo intermedio non è un elemento isolato, ma una tappa strategica che permette all’Europa di mantenere un percorso credibile verso la neutralità climatica entro il 2050, evitando accelerazioni improvvise o investimenti non pianificati negli ultimi anni del decennio.

Secondo la Commissione Europea, la traiettoria verso il 2040 si basa su tre leve principali: l’accelerazione delle energie rinnovabili, l’elettrificazione dei consumi e la decarbonizzazione progressiva dei settori industriali più complessi. L’espansione delle rinnovabili—già oggi la fonte energetica più competitiva nel continente—consente di ridurre la dipendenza dai combustibili fossili e rafforzare la sicurezza energetica. L’elettrificazione, invece, rappresenta il fulcro della trasformazione dei consumi, rendendo possibile la sostituzione di tecnologie energivore con soluzioni più efficienti, spesso integrate da sistemi digitali di monitoraggio e gestione. Infine, la decarbonizzazione dell’industria richiede una profonda revisione dei processi produttivi, l’adozione di tecnologie innovative come l’idrogeno a basse emissioni e una maggiore circolarità nell’uso delle risorse.

Questo percorso graduale permette di distribuire meglio gli sforzi lungo tutto il periodo 2030–2050. La Commissione sottolinea infatti che una pianificazione anticipata consente di ridurre i picchi di costo, accompagnare le imprese nella transizione, sostenere la competitività europea sui mercati globali e allineare le politiche nazionali in un quadro più coordinato. In altre parole, il target 2040 non è solo un numero: è un elemento chiave di governance climatica che contribuisce a guidare investimenti, innovazione e strategie industriali per i prossimi vent’anni.

Traiettoria 2030–2050 secondo l’Agenzia Europea dell’Ambiente

Secondo il rapporto Trends and Projections in Europe, le emissioni europee sono diminuite del 32% tra il 1990 e il 2022. Tuttavia, il ritmo attuale non è sufficiente per raggiungere la neutralità climatica in modo lineare. Secondo l’analisi dell’Agenzia, una riduzione vicina al –90% entro il 2040 rappresenta una traiettoria realistica e coerente con il raggiungimento dell’obiettivo al 2050. Questa tappa intermedia permette di distribuire nel tempo gli investimenti necessari evitando picchi di costo per imprese e governi.

Impatto per le imprese: energia, investimenti e supply chain

Il target 2040 non rappresenta un obbligo immediato, ma un chiaro orientamento strategico che sta già influenzando le decisioni di mercato. Nei prossimi anni, le imprese europee opereranno in un contesto in cui l’energia elettrica avrà un ruolo sempre più dominante, sia per la diffusione capillare delle rinnovabili sia per la progressiva elettrificazione dei processi produttivi. Parallelamente, la pressione a ridurre l’intensità carbonica delle attività industriali crescerà, spingendo le aziende a rivalutare tecnologie, materiali e processi lungo tutta la catena del valore.

Gli investitori, inoltre, incorporeranno in maniera più strutturata il rischio climatico nei propri modelli decisionali, attribuendo maggiore importanza a strategie di decarbonizzazione credibili e misurabili. Questa tendenza emerge con chiarezza dall’Investment Report della Banca Europea degli Investimenti, che segnala un aumento significativo degli investimenti nella transizione energetica: un flusso che, in molti Paesi, ha ormai superato quello destinato alle fonti fossili.

Per le imprese, ciò significa affrontare una trasformazione articolata. Da un lato, l’elettrificazione dei processi e la crescente disponibilità di energia rinnovabile modificheranno i modelli di approvvigionamento energetico; dall’altro, aumenteranno le richieste di dati accurati sulle emissioni Scope 1–2–3, oggi già essenziali per dialogare con clienti, istituti finanziari e organismi di rating. Anche la trasparenza della supply chain diventerà un elemento imprescindibile, con criteri di valutazione sempre più attenti alla coerenza climatica dei fornitori e al loro contributo complessivo alle emissioni aziendali.

Come prepararsi nel 2025–2026

In attesa di ulteriori chiarimenti normativi, le imprese hanno già la possibilità di intraprendere azioni concrete per prepararsi al nuovo scenario. Una delle priorità consiste nello sviluppo di un inventario emissioni completo — includendo Scope 1, 2 e 3 — che consenta di avere un quadro accurato dell’impronta carbonica aziendale. A questo può affiancarsi un’analisi sistematica delle opportunità di efficientamento energetico, utile sia per ridurre i consumi sia per stabilizzare i costi, soprattutto in settori energivori.

Molte organizzazioni stanno inoltre valutando soluzioni di autoproduzione da fonti rinnovabili, come impianti fotovoltaici o contratti di fornitura a lungo termine, che permettono di assicurare energia pulita e prezzi più prevedibili nel lungo periodo. Parallelamente, diventa sempre più importante comprendere e misurare le emissioni generate dalla supply chain, identificando i fornitori che contribuiscono maggiormente all’impronta complessiva e valutando interventi di riduzione condivisi.

Un ulteriore passo consiste nell’integrazione di un transition plan all’interno della strategia aziendale: un documento che definisce obiettivi, investimenti e tempistiche della decarbonizzazione. La Net Zero Roadmap dell’Agenzia Internazionale dell’Energia evidenzia come elettrificazione, rinnovabili ed efficienza energetica siano le tre leve con il maggior potenziale immediato, offrendo un riferimento utile per impostare un percorso credibile e proporzionato al settore in cui si opera.


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